Vision Divine - 9 degrees west of the moon, 2009

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view post Posted on 26/1/2009, 17:21

"Un sogno per alcuni, un incubo per altri"

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Artista: Vision Divine
Titolo: 9 degrees west of the moon
Anno: 2009
Etichetta: Frontiers records
Voto: 8,5
Recensore: Alessandro Battini (Metallus)


Incredibili Vision Divine. La band capitanata da Olaf Thorsen non finisce mai di stupire, sfornando continuamente album di spessore internazionale e qualità artistica eccelsa, nonostante i cambi di line-up e di rotta musicale. E questa volta la rotta dei toscani arriva a “9 Degrees West Of The Moon”, il sesto capitolo della carriera, che vede il ritorno dietro al microfono di Fabio Lione, a sostituire Michele Luppi. Inutile guardare al passato e chiedersi come sarebbe stato il nuovo disco con la voce del leader dei Mr.Pig: prendiamo quest’opera così com’è e tributiamo il giusto riconoscimento all’ennesimo capolavoro della Visione Divina. “9DWOTM” trae ispirazione dai propri predecessori, senza per questo avere l’effetto della carta carbone, ma introduce nuove intuizioni sonore, a conferma di una band in costante evoluzione. Il chitarrista ex-Labyrinth compone nove song che brillano di luce propria per originalità e raffinatezza, pur restando assolutamente immediate e traendo ispirazione dal power prog di classe e dall’hard rock più arioso e potente. L’album che abbiamo tra le mani è un crescendo di emozioni, che invadono l’ascoltatore canzone dopo canzone, cucite addosso ad un Fabio Lione in forma smagliante e mai così interpretativo. Si comincia alla grande con “Letter To My Child Never Born” una struggente song di oltre otto minuti, in cui i Vision Divine alternano delicati passaggi di pianoforte a complesse strutture ritmiche, mentre “Violent Loneliness” è una carezza malinconica, che sfocia in un ritornello apertissimo in stile AOR. Si continua a viaggiare su livelli altissimi con “Angels In Disguise”, un mid tempo sinfonico, in cui Lione sfodera la propria attitudine operistica nel cantato, senza mai perdere quel mood introspettivo e sospeso che permea tutto il disco. Sorprende invece in “The Killing Speed Of Time”, una bordata thrash con il vocalist dei Rhapsody Of Fire crudo e graffiante, in un brano forse un po’ fuori contesto, ma sicuramente interessante. Non ci sono cali di tono in questo “9DWOTM” (“The Street Of Laudomia” sarà la hit on stage), un disco prodotto ancora una volta perfettamente da Timo Tollki, che sembra ormai entrato in perfetta sintonia con i nostri e capace di tirar fuori il meglio anche dalle variegate tastiere di Alessio Lucatti, che alterna arrangiamenti sinfonici a soli di synth dal sapore più moderno. La cover fedele di “A Touch Of Evil” dei Judas, posta in coda, non aggiunge nulla ad un album già grande. Non ci resta che applaudire a scena aperta i Vision Divine, capaci ancora una volta di sorprendere ed emozionare, grazie ad un’opera multiforme e multicolore, che vi colpirà all’istante, ma che vi affascinerà a lungo nel tempo.
 
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