Slipknot - All hope is gone, 2008

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view post Posted on 9/9/2008, 18:45

"Un sogno per alcuni, un incubo per altri"

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BAND: Slipknot
ALBUM: All hope is gone
VOTO: 8
ANNO: 2008
ETICHETTA: Roadrunner
GENERE: Nu Metal
RECENSORE: Andrea Sacchi (Metallus)

Tre dischi di platino, un Grammy Award e un nuovo album che all’indomani della sua uscita schizza nelle prime posizioni delle classifiche americane ed europee sono un biglietto da visita dal valore indiscutibile. Qualcuno parlerà di music-biz e biascicherà sterili inni all’insegna del purismo brandendo uno spadone spuntato, noi invece diciamo che gli Slipknot hanno vinto alla grande e un disco come “All Hope Is Gone” farà schizzare dalla sedia non solo i maggots di tutto il mondo, ma anche chi mastica sonorità ben più estreme.
Già, perché “All Hope Is Gone”, frutto di tre anni di lavoro descritto dai nove mascherati come la summa della loro essenza sonora, picchia duro veramente e si distingue dal confusionario calderone del nu-metal americano non solo per la sua pesantezza, ma anche per una ricerca sonora che va ben al di là dell’immagine di questi personaggi. Annunciato con un certo anticipo del singolo che porta il suo stesso titolo (un buon pezzo, ma decisamente di maniera se rapportato al resto del disco), il nuovo album dell’ensemble dell’Iowa vanta innanzitutto una delle produzioni migliori sentite di questi tempi. Il sound è incredibilmente pieno, si sente molto bene il contributo di tutto gli strumenti rendendo palese l’ottima amalgama tra di essi proprio nelle song più pesanti, dove gli Slipknot mettono in luce non solo una padronanza tecnica di grande spessore, ma la capacità di combinare suoni cambiando ritmi e tempi in spazi brevissimi. Ascoltare per credere due brani tellurici come “Sulfur” e “Vendetta”, che paiono aver assimilato proprio bene la lezione impartita dagli Slayer e dai Deicide. Preparatevi, perché il muro sonoro delle percussioni guidate da Joey Jordison (sempre più potente e versatile), vi spazzerà via insieme alla colata di riff delle chitarre. Ma se gli Slpknot qui fanno proprio male, altrove lasciano numerosi e inaspettati spazi per la melodia, sublimati nella magnifica “Snuff” (love song sì, ma fino a un certo punto), episodio interamente acustico in cui Corey Taylor sfoggia un pulito suadente e ipnotico.
Ovviamente non manca il groove, quelle canzoni che spezzano i ritmi sincopati con un ritornello d’effetto, più semplicemente non manca ciò che ci aspetteremmo da loro, grazie a momenti di assoluto impatto come “Psychosocial”, che ha tutte le carte in regola per diventare il nuovo inno della band o “Wherein Lies Continue”. Potremmo poi stare qui a disquisire su di una “Gehenna”, che chiama in causa il Manson più metallaro e il genio di Trent Reznor, o ancora su “Butcher’s Hook”, che preferisce prendere in prestito la schizofrenia chitarristica dei Meshuggah, ma è inutile dilungarsi, “All Hope Is Gone” è un concentrato di armonia e dissonanza destinato ad essere ricordato come una delle migliori uscite di metal contemporaneo degli ultimi tempi. O di metal estremo, se preferite.



 
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