| BAND: Motorhead ALBUM: Motorizer VOTO: 7 ANNO: 2008 ETICHETTA: SPV / Audioglobe GENERE: Rock'n'roll / Speed Metal RECENSORE: Andrea Sacchi (Metallus)
Sappiamo tutti cosa aspettarci dai Motorhead: rock’n’roll. Rock’n’roll di quello vero, di quello grezzo e un po’ ignorante che ti fa subito pensare a una procace groupie dai seni al silicone, al sapore del Jack e all’odore della benzina. Quel rock’n’roll che tutti amiamo in fondo, che il signor Lemmy, a 62 anni suonati, non vuol proprio abbandonare. Inutile dire che i Motorhead hanno fatto della coerenza una bandiera. Per alcuni i loro dischi sono tutti uguali e in effetti il concetto di fantasia non si adatta a una simile attitudine, per altri, guai se non fosse così e via alla più totale e cieca esaltazione (AC/DC? Manowar? Vi dicono qualcosa questi nomi?). L’ottimo “Inferno” e il successivo “Kiss Of Death”, nettamente più debole, hanno poi radicato ancora di più la convinzione che nel corso del tempo la storica band abbia alternato release grandiose a una manciata di dischi proprio bruttini, ma se la verità sta nel mezzo, togliamoci la benda del fan e pure gli occhialini del critico per vedere “Motorizer” come ciò che effettivamente è: un punto di incontro tra le due release precedenti, un pastiche tra brani esaltanti ed altri solo divertenti e senza una grande energia. Il signor. Kilmister, che ormai ci ha abituati ad album dalla cadenza biennale, non sforna un lavoro che entrerà negli annali della band, ma nei soli 40 minuti di durata ci si diverte, con quel rock’n’roll sanguigno e irriverente che fa denominatore comune con i Motorhead stessi. L’autocitazione non è presente solo nel titolo, ma già nell’opener “Runaround Man”, tipico brano alla Motorhead (già, ma quale degli undici non lo è?) con linee di basso tonanti, riff energici e un refrain da cantare con l’headbanging libero. Segue un lungo momento di stasi con una manciata di pezzi sì “orgogliosamente tutti uguali” ma pure troppo. La netta impressione è che Lemmy canti parole diverse sulle stesse linee melodiche. Per fortuna ci si riprende e anche molto bene con l’oscura “One Short Life”, con l’impronta speed metal di “Buried Alive” (forse uno degli episodi più veloci uscito dalla mente di Lemmy negli ultimi anni) quella punk dell’irriverente “Time Is Right” e l’immancabile parentesi romantica (questa volta affidata a “English Rose”). Ne esce un album che si ascolta e riascolta volentieri, in macchina o in un pub con gli amici. Di canzoni destinate a diventare classici non ce ne sono forse, ma se il buon Lemmy e i suoi compagni di avventura vi accompagnano da sempre, allora “Motorizer” è il vostro disco dell’anno. Come potrebbe essere altrimenti?
01.Runaround Man 02.Teach You How To Sing The Blues 03.When The Eagle Screams 04.Rock Out 05.One Short Life 06.Buried Alive 07.English Rose 08.Back On The Chain 09.Heroes 10.Time Is Right 11.The Thousand Names Of God
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