- Live Report -
Mercoledì 21 Maggio 2008 @ Alcatraz - Milano
TARJA – Storm in Tour 2007-2008
Scaletta:
Lost Northern Star
My Little Phoenix
Passion & the Opera
Minor Heaven
Nemo
I Walk Alone
Ciàran's Well
-assolo di batteria-
Our Great Divide
The Phantom of the Opera (inserita all'ultimo momento al posto di Over The Hills & Far Away)
The Reign
Sing For Me
Oasis
Poison - Alice Cooper's cover
-------pausa-------
Wishmaster
Die Alive
Calling GraceRecensore:
La Fallen AngelIl nostro viaggio verso l’
Alcatraz di Milano è cominciato alle 9,15 dalla stazione di Sanremo. Giunti alla stazione centrale di Milano con un quarto d’ora di ritardo, giusto il tempo di mangiare un boccone e via subito in metro, a quell’ora quasi deserta. Ore 14,30 eccoci giunti a destinazione, via Valtellina 21, davanti a noi una ventina di persone, tutti fans pronti ad arrivare anche alle sei del mattino pur di accaparrarsi la prima fila. Qualcuno già asseriva di aver visto
Tarja scendere dal tour bus e fondarsi nel locale per le prove, ogni tanto qualcuno si alzava urlando di aver scorto chi il bassista, chi il violoncellista chi il chitarrista. Per fortuna il tempo è stato clemente, non un goccia di pioggia durante la lunga attesa passata a chiacchierare e sistemare le rose desiderose di finire tra le mani della soprano finlandese. Come al solito l’educazione dei partecipanti ha lasciato molto a desiderare, pochissimi hanno rispettato la fila, sedendosi o posizionandosi correttamente dietro all’ultima persona arrivata. Molti approfittando di metà strada rimasta libera per consentire il passaggio dei cittadini, si sono intrufolati davanti a noi con noncuranza, quasi come se quel posto gli spettasse di diritto, ignorando le ore di coda da noi già attese e sudate per conquistare un posto in avanti nella fila. Alle 19 in punto ancora nessun movimento mentre il cielo minacciava una leggera pioggerellina, ritardo calcolato in 15-20 minuti finali, che non ci aspettavamo vista la puntualità dimostrata dall’organizzazione dell’
Alcatraz un mese fa durante il live dei
Kamelot. L’alquanto lento sistema di sicurezza ha contribuito a rallentarci ancora una volta entrati nel locale.
Finalmente dentro siamo riusciti ad accaparrarci la quarta fila, ottima visuale non c’era di che lamentarsi, se non che quelli davanti a noi erano, buona parte, in posizioni migliori grazie alle manovre di aggiramento della fila. Non ci hanno fatto aspettare molto prima di cominciare con il riscaldamento dei musicisti che avrebbero, successivamente, accompagnato Tarja nella sua esibizione, prevista per le ore 21. Simpaticissimo il bassista con le sue canzoni molto alternative ed a tratti elettroniche, dal chiaro cantato rap. Non l’hanno lasciato solo chitarrista, violoncellista e batterista, giunti in un secondo momento. Un breve esibizione di pochi pezzi ma che è comunque servita a dar prova della grande professionalità e tecnica dei suddetti musicisti.
A seguire la band spalla, i
Passionworks, sui quali non voglio dilungarmi molto visto che non sono riusciti a colpirmi. L’unica cosa che vale la pena di citare è l’abbigliamento della cantante, molto eccentrico con quello spiccato color verde acqua dalle luminescenti pagliette colorate, ed il colbacco in testa con tanto di orecchie da orsetto di peluche. Musicalmente nulla di eccezionale, una versione finlandese dei The Cramberries ma, sicuramente, meno di spicco.
Abbiamo dovuto aspettare, in un’ottima posizione si visiva ma tutt’altro che comoda, dove i piedi già stressati da oltre 6 ore di lavoro cominciavano a dolore, fino alle 21,30 prima di veder salire sul palco nuovamente il quartetto di musicisti visti in apertura, ai quali si erano aggiunti il fratello di
Tarja,
Tommi Turunen, e la tastierista
Maria.
L’impeto di
Lost Northern Star ci ha travolti, scatenando il pubblico fervente in un’esplosione di grida ed applausi. Tarja ha fatto il suo ingresso da star con uno spolverino bianco lungo sino alle ginocchia, aperto sul davanti, lasciando in vista i pantaloni neri, e stretto ai fianchi di modo da esaltare le sue femminili forme. Impeccabile la sua esibizione, era in piena forma e sicuramente non si aspettava una così calorosa accoglienza, come abbiamo avuto modo di verificare nel corso dello show. Senza un attimo di respiro hanno seguito
My Little Phoenix e
Passion and the Opera ci ha portato in Paradiso, voci di corridoio ed amicizie informate ci avevano preannunciato che nella scaletta avrebbe potuto fare capolino questa vecchia ed emozionante canzone dei
Nightwish, targata 1998, però certo che sentir realizzato un simil fausto pronostico ha riempito i nostri cuori di gioia immensa. Breve pausa per, giustamente, salutare il pubblico così caloroso da conoscere non solo a memoria le canzoni dei vecchi
Nightwish, ma anche le più nuove creazioni della soprano solista, prima di farci ripiombare nell’apnea, senza respiro ci ha lasciati
Minor Heaven, commovente, sentita, emozionante. Nessuno però poteva immaginare cosa ci avrebbe aspettato quella piccolissima pausa di cambio d’abito. Vedendo il cappotto rosso tutti i dubbi si sciolsero,
Nemo era partita coinvolgendo tutti ad un unisono di applausi. La prima rosa del nostro gruppo, quella del mio ragazzo, è arrivata sul palco durante l’assolo, tra le mani di
Tarja come un abbinamento perfetto, voluto da un regista. Velocissimo il terzo cambio d’abito, dal rosso al bianco, l’etereo spolverino della Regina dei Ghiacci di
I Walk Alone ci ha spinto a cantare in sola voce il ritornello che tutti conoscevamo.
Emozioni completamente diverse con
Ciaran’s Well, che è parsa ancor più aggressiva che su cd, però non c’è stato nessun accenno di pogo, causa lo spazio rosicato, eravamo stipati al massimo.
L’assolo di batteria ha permesso a
Tarja di riapparire sul palco con uno splendido corpetto ricamato bianco a sovrastare una gonna lunga di pelle nera, pronta ad annunciare con gli occhi lucidi dall’emozione e dal significato che questa canzone porta con se,
Our Great Divide. Chiunque avesse un accendino, era pregato di accenderlo.
La successiva mossa della soprano ci spiazzò, con fare molto vago annunciò che la prossima canzone era molto importante per lei e per il pubblico italiano…tutti noi avevamo un solo desiderio, espresso più volte inneggiando durante le pause: “Phantom…Phantom...Phantom”….
The Phantom of the Opera, cambiata all’ultimo momento, messa al posto di
Over the Hills & Far Away che compariva a caratteri cubitali sulla scaletta. L’aveva cambiata…per noi. Magistrale l’esibizione di
Tommi nella parte del fantasma, non aveva certo la voce graffiante di
Marco Hietala, però nel complesso risultava davvero perfetta in armonia con il canto dell’Angel of Music…..Solo nel live del 2004 al Mazda Palace di Milano con i
Nightwish avevo sentito dei vocalizzi finali così perfetti, tanto da commuovere chiunque era già accorso in quella data ad ammirare le doti canore della voce della Finlandia. Uno stuolo di applausi e
Tarja sempre più visibilmente emozionata e stupita da tanto calore.
Emozioni fortissime a rincorrersi con le successive
The Reign e
Sing for Me, poi pausa….già un’ora era trascorsa….che fosse già finito tutto? No, troppo presto per una conclusione, ma il palco vuoto ha lasciato tutti col fiato sospeso, fino a quando una tastiera rossa della Nord fu sistemata al centro del palco. Solo
Tarja si presentò e sedendosi le note che si mise a muovere sulla tastiera non lasciarono spazio a dubbi,
Oasis, davvero una canzone inaspettata, ed ancora più inaspettato era vedere la soprano alle prese con uno strumento che non fosse la sua voce. L’emozione la fece titubare in alcuni passaggi, ma il pubblico ha saputo ridarle coraggio e conforto, applaudendola alla fine copiosamente. A ridar spazio al rock’n’roll
Poison ci ha fatto sussultare, saltando a ritmo e cantando tutti in coro. Eravamo giunti all’apice del surriscaldamento, una lunga pausa di fece calmare ma l’inconfondibile inizio di
Wishmaster riportò la situazione esattamente dov’era stata lasciata, un’ovazione, un muoversi ci corpi esultati ha accolto
Tarja tornata sul palco con l’ultimo abito, quello usato nel video di
Die Alive. Infatti la successiva non poteva che essere appunto la sopraccitata
Die Alive. A concludere
Calling Grace, lasciandoci un velo di malinconia, ormai si era giunti al termine, tutti lo sapevamo, eppure si sarebbe voluti rimanere li per sempre. Lunghi ringraziamenti ad un pubblico così caldo, lunghi ringraziamenti in applausi ed urla ad un’esibizione così magistralmente magica.
Tarja ci ha regalato un sogno….ecco perché è lei
la voce della Finlandia.
A presto le foto ^^ rimanete sintonizzati