http://www.genovatune.net/recensione.php?id=509L 'anno di formazione dei Geminy piuttosto recente (2006) non deve ingannare, perchè il gruppo genovese, che propone un heavy anni '80 con evidenti sfumature prog, dimostra d 'avere un notevole bagaglio tecnico ed un 'esperienza invidiabile. In questo promo dal titolo The Hidden Door ci presentano cinque brani contraddistinti da ritornelli dal sapore classic metal, lasciando però spazio ad assoli e partiture di chitarra più elaborati. I gruppi di riferimento per il combo ligure sembrano spaziare dal prog-power italiano (Vision Divine e Labyrinth su tutti) fino ai Savatage, senza però perdere di originalità, da intendersi come capacità di crearsi un sound proprio e riconoscibile. La voce del singer Francesco Filippone inoltre riesce a valorizzare ulteriormente i pezzi dei Geminy a differenza di quanto spesso succede ad altre giovani bands dedite a questo genere.
Passando all 'analisi dei singoli brani, un tuono ci introduce alla prima traccia dal titolo Nordic Sea. Una breve introduzione quasi epica lascia spazio subito al primo gradevolissimo assolo di chitarra, poi entra anche la sezione ritmica a portare la necessaria dose di potenza alla prima strofa del brano. L 'opener è probabilente il pezzo più riuscito, grazie ad una chitarra solista libera di sfogarsi più volte all 'interno dello stesso brano, uno stacco melodico e una piacevole melodia vocale, senza che però la band debba tralasciare la pesantezza tipica dell 'heavy anni '80.
Trinity Necklace, più lenta e cadenzata, ricorda vagamente i Savatage, soprattutto nel break centrale che sfocia poi nell 'ennesimo assolo. Segue poi una semi-ballad, Abyss, che sta a dimostrare, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che i Geminy si sentono decisamente a loro agio con la melodia, molto convincenti soprattutto la prova del singer e della chitarra solista. Escape tra tutte le canzoni qui proposte è quella più hard rock. Con un pre-chorus e un ritornello indovinatissimi sarebbe l 'ideale candidata al ruolo ipotetico di primo singolo estratto , riuscendo a far breccia fin da subito nella memoria dell 'ascoltatore. Con Temple of Heroes, invece, si torna decisamente sulle sonorità heavy-prog dei primi 2 pezzi con chitarre pulite ed accompagnamenti leggeri che si alternano a parti pesanti e distorte, mentre gli assoli, ora più veloci, ora più evocativi, si sussegguono durante tutto il pezzo.
In definitiva capacità tecniche indiscutibili, un songwriting sapiente e vario ed una buona produzione rendono questa band decisamente interessante, in attesa che venga completata la stesura dei brani che andranno a comporre il loro primo full-lenght album.