| Intervista da metallus:
Gli Elvenking tornano in scena e questa volta mostrano i muscoli. ‘The Scythe’ è un album che farà senza dubbio parlare di sé per la sua carica e per l’energia che trasuda da ogni solco. Ma chi ha amato le opere dei bardi friulani, non deve temere un cambiamento repentino. ‘The Scythe’ saprà cullarvi attraverso le atmosfere magiche e surreali tessute dal folk, che fungono da vero contro altare alle graffianti chitarre di Aydan. Anche il tema scelto per la liriche, la Morte, ha in sé un qualcosa di forte e misterioso, ideale compagno del magico sound della band. Ne parliamo insieme al vocalist Damnagoras.
Innanzitutto complimenti per il nuovo album. Ho la netta impressione che ‘The Scythe’ sia in assoluto il vostro disco più aggressivo, molto concentrato sul suono della chitarra e con un uso maggiore del growl. A mio parere si sentono influenze vicine agli In Flames e ai Soilwork, che ne dici? “Assolutamente sì, la scena svedese è sempre stata una fonte di influenza per la band e questa volta abbiamo deciso di suonare in maniera più aggressiva, rendendo appunto questo background molto più presente che in passato.”
Mi racconti un po’ come sono andate le varie fasi di registrazione, facendo un excursus dalle prime idee fino alle fasi finali del lavoro? “Questa volta di idee ne abbiamo avute veramente tante, infatti ci siamo messi a lavorare sulla stesura dei nuovi brani nel periodo immediatamente successivo all’uscita di ‘The Winter Wake’. I lavori sono stati tutto sommato tranquilli e ognuno ha collaborato al meglio delle proprie possibilità gestendo il tempo a disposizione, perché, come puoi immaginare, ognuno di voi ha una sua vita e un lavoro al di fuori della band, non sempre è facile far coincidere le due cose. Io e Aydan, il nostro chitarrista, abbiamo composto quasi tutto il materiale più o meno in pari misura e le prime fasi di registrazione e missaggio si sono svolte presso gli Sherpa Studios. Abbiamo scelto gli Sherpa per varie ragioni, in particolare la vicinanza geografica, l’ottimo equipaggiamento e anche per motivi di budget. Dopodiché Mika Jussila, che si è occupato della produzione finale dell’album, è venuto a trovarci per occuparsi di un primo missaggio e, una volta finiti tutti i brani, io e Aydan lo abbiamo raggiunto in Finlandia, dove ai Finnvox abbiamo lavorato al mastering finale.”
Dicevamo che la tua performance su ‘The Scythe’ è impostata in modo più tangibile sul growl. In generale, come vocalist, quali cantanti apprezzi maggiormente e annoveri tra le tue principali influenze? “Beh, io amo molto la versatilità in un vocalist…Per quanto riguarda il metal classico i miei idoli sono sicuramente Bruce Dickinson e Michael Kiske perché possiedono una tonalità unica, sull’altro versante adoro King Diamond perché il suo timbro è davvero misterioso particolare, e in massima parte amo quei cantanti che sanno modulare la voce in più modi dando un’interpretazione personale dei brani. Posso citarti Dani Filth oppure John Greely, che cantava negli Iced Earth.”
Un titolo come ‘The Scythe’, ossia la grande falce impugnata dalla Morte stessa, possiede la natura di un concept? “Non c’è un concept vero e proprio, nel senso che non c’è una storia o una trama, ma tutti i brani sono legati dalla tematica comune della morte e da eventi o stati d’animo che ruotano intorno ad essa. L’ispirazione è arrivata dalla letteratura gotica e horror, ma anche da quelle numerose poesie anonime che ci arrivano dal Medioevo.”
Più nello specifico a quali fonti vi siete rivolti? “Le fonti di ispirazione sono state numerose. Vanno dalle opere di Goethe a Dylan Dog! In particolare un episodio apparso su un albo alcuni anni fa, che portava il titolo ‘Totentanz’ ovvero “la danza della morte” che a sua volta si rifà a quella miriade di composizioni e di dipinti risalenti al Medioevo in cui la Morte veniva raffigurata come una presenza costante nella vita degli uomini.”
Ascoltando ‘Totentanz’ io invece ho pensato ad un omaggio alla filmografia di Ingmar Bergman… “Certo, puoi vederla anche così. Ci sono delle similitudini tra le due cose, per cui anche la tua interpretazione è corretta.”
Infatti ho notato una cosa leggendo i titoli, ossia il continuo apparire di termini che se vogliamo suggeriscono un qualcosa di negativo…Infection, poison, wrath, lo stesso “Totentanz”, death, hate, eccetera…E’una casualità o tutto si ricollega a questo panorama lirico volutamente noir? “Certamente sì. Come ti dicevo la Morte è il grande tema portante, ma attorno ad essa gravitano una serie di sentimenti ed emozioni che non abbiamo tralasciato.”
Leggo sulla biografia che avete avuto occasione di collaborare con Mike Wead, mi racconti un po’ la cosa? “Come probabilmente sai, la line-up degli Elvenking conta un solo chitarrista, che è appunto Aydan, mentre dal vivo, data la necessità di rendere il nostro sound più “pieno”, più heavy, ci avvaliamo della collaborazione di Luca. Durante le registrazioni ci siamo accorti di come alcuni pezzi avrebbero necessitato di una maggiore presenza della chitarra, ma anziché utilizzare le sovra incisioni abbiamo preferito rivolgerci ad un collaboratore esterno. Abbiamo pensato a Mike Wead perché è un musicista molto in gamba e con uno stile particolare, inoltre è piuttosto conosciuto nella scena metal, avendo suonato con band del calibro di Mercyful Fate, con King Diamond e i Candlemass. Tutto il resto è stato abbastanza semplice. Lo abbiamo contattato via e-mail, Mike ha gradito i pezzi e ha subito accettato di collaborare, registrando due assoli che compaiono sull’album.”
Non siete nuovi a collaborazioni esterne, ad esempio io ho avuto occasione di vedervi suonare alcuni anni fa con Martin Walkyer come special guest. Chi è stato il personaggio del jet set metallico con cui vi siete trovati meglio e con chi sognate di poter collaborare un giorno? “La collaborazione con Martin e Schmier sono state senza dubbio costruttive e divertenti! Credo che il sogno nel cassetto di ognuno di noi sia quello di collaborare con Bruce Dickinson, ma come puoi immaginare è un personaggio ancora inavvicinabile per il momento! Dobbiamo stare con i piedi per terra, ovviamente la nostra attenzione è rivolta a quegli artisti che, pur famosi, possano accettare di lavorare insieme a una band minore. Spero in futuro di poter collaborare con King Diamond e onestamente non penso che sia un’impresa impossibile. E’ un vocalist unico e versatile, dall’inconfondibile timbro così interpretativo e atmosferico, penso che sarebbe perfetto per cantare alcune parti dei nostri brani! Al momento siamo già in contatto con Snowy Shaw, un personaggio davvero eclettico e straordinario! Snawy è un vero genio, è un po’ matto e sempre pieno di idee, non vediamo l’ora di fare qualcosa insieme a lui!”
Mi vuoi parlare di ‘Horns Ablaze’, la canzone che avete scelto di utilizzare come bonus track? “Abbiamo scelto ‘Horns Ablaze’ come bonus track perché è una canzone particolare. Inizialmente è molto aggressiva e sembra quasi thrash, poi ha un break melodico strano, in cui sembriamo un gruppo rock’n’roll…E’ strana e alla luce di tutto ciò abbiamo deciso di utilizzarla come bonus track perché ci sembrava un episodio fuori contesto, anche se interessante.”
Mi dici qualcosa sul video di ‘Divided Heart’? Come mai avete deciso di estrarlo da questa canzone? “A dire il vero all’inizio avevamo in mente un’altra canzone per il video…Poi, ascoltando il lavoro una volta terminato, ci siamo accorti di come quel brano avesse un bel tiro, di come fosse catchy e dotato di un ritornello accattivante, pur non essendo commerciale. Da lì, la decisione di estrarne il videoclip.”
Tornando al contenuto, il disegno in copertina è più che mai rappresentativo. Chi ne è l’autore? “Si chiama Gurla, è un disegnatore ungherese molto bravo con il quale abbiamo già lavorato, infatti ha disegnato anche la copertina di ‘The Winter Wake’ e a detta di tutti interpreta molto bene il contenuto degli album. Siamo molto soddisfatti di questa collaborazione e al momento nulla ci impedisce di portarla avanti nel tempo. Come hai notato, il disegno in copertina non è molto allegro né contiene dei rimandi al folk…è perfetto per esprimere le atmosfere dell’album.”
Sono in previsione delle date live successive alla pubblicazione dell’album? “Sì. Al momento siamo sotto contratto con un’agenzia tedesca e il nostro obiettivo è quello di girare il più possibile. Sono in previsione alcune date in Germania e speriamo, un vero e proprio tour attraverso l’Europa.”
D’accordo che nessuno è profeta in patria, ma non vi dimenticherete mica l’Italia! “Certo che no, stiamo aspettando conferma per alcune apparizioni abbastanza importanti, ovvio che abbiamo molta voglia di suonare anche per i nostri fan italiani!”
Damnagoras, questa era la mia ultima domanda. Come di consueto, a te le ultime parole e la possibilità di lasciare un messaggio ai fan della band. “Spero che tutti i nostri fan e magari anche altri ascoltatori diano una chance a ‘The Scythe’. Rispetto alle nostre precedenti release è senza dubbio un disco diverso, più veloce ed aggressivo, ma siamo certi che potrà entusiasmare tutti coloro che vi si avvicineranno senza pregiudizi, perché gli Elvenking non sono cambiati, siamo sempre noi. Grazie per l’intervista, a presto!”
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